La festa di san Giuseppe, che a Carlentini che per antica tradizione dal 1842 si celebra il lunedì dell’Angelo, ha chiuso le celebrazioni pasquali. Per tutta la giornata di ieri la città ha vissuto le festività all’insegna di fede, tradizione e folklore .
Il giorno dopo Pasqua alle 8 in punto le campane suonano a festa. Lo sparo dei mortaretti annuncia l’inizio della celebrazione. La sacra famiglia è pronta per uscire dalla chiesa di Roccadia dove vengono custoditi gli abiti, quest’anno indossati da Salvo Catalano Patrizia Barberi e Sebastiano Catalano rispettivamente Giuseppe, Maria e Gesù.
Anticamente i personaggi erano persone bisognose. Molti speravano di indossare i panni della sacra famiglia perché i doni ricevuti contribuivano a migliorare il tenore di vita. Da tempo le cose sono cambiate e chi come i personaggi di quest’anno, decide di interpretare San Giuseppe, la Madonna e Gesù bambino lo fa soltanto per devozione e nel rispetto della tradizione carlentinese.
Dopo il rito della vestizione la sacra famiglia esce dalla chiesetta di Roccadia, segue un tragitto di strada prima di arrivare nella chiesa del Carmine dove si svolge la funzione religiosa. Il sindaco Giuseppe Stefio, assessori, consiglieri comunali, vigili urbani in alta uniforme, autorità militari, volontari Anc, Anps, il gruppo di volontari di Protezione Civile comunale, accompagnati dalla banda musicale nel tripudio di colori tra cavalli bardati, carretti siciliani, a mezzogiorno in punto si ritrovano in piazza Diaz dove, su un antico palco allestito per l’occasione, i personaggi vengono fatti accomodare per consumare il tradizionale pasto che rappresenta anche il trionfo della carità e della solidarietà cristiana. Nel pomeriggio la festa entra nel clou con la vendita all’incanto, famosa asta dei doni, alla quale i massari di un tempo a partecipavano per farne aumentare il prezzo.
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